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Alfonso Signorini fa pace con Barbara d’Urso. E tutti gli altri?

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E’ molto bello, soprattutto nel mondo dello spettacolo dove è spesso facile accusare, denigrare, e anche parlare semplicemente sparando a zero, che qualcuno si fermi e si ricordi che un’amicizia è una cosa importante e non vale una chiacchiera sbagliata o un pettegolezzo di troppo.

E’ quello che ha fatto Alfonso Signorini direttore del settimanale Chi, che questa settimana nel suo editoriale racconta come dopo tanto tempo abbia fatto pace con Barbara d’Urso. I due in passato erano stati molto legati: “Un’amica a cui ti dai senza riserve, perché sai che con lei non c’è bisogno di difese”. Un gesto molto bello, che finalmente dà un esempio e mette un punto ad una televisione sempre più chiacchierata e poco “fatta”. Senza scendere in particolari che potrebbero risultare noiosi come le polemiche che nascono, ci sarebbe da riflettere un po’ e ricordarsi che quello dello spettacolo è un tipo di lavoro fatto per esprimere la propria creatività e non la propria rabbia.

Che sia da una parte o dall’altra ormai è tutto un fiorire di attacchi a mezzo stampa, social ma anche e soprattutto a mezzo tv. Battute, frecciatine, accuse, ognuno si arroga il diritto di giudicare gli altri conduttori, gli altri colleghi, quelli a cui sorride fuori dagli studi, e attacca davanti alle telecamere, senza ricordare che l’unico giudice è il pubblico, che decide cosa guardare e cosa no. Che si tratti di un programma trash, finto o vero nessuno è immune da questa realtà. Che poi a ben guardare i programmi più accusati e messi alla gogna mediatica, e i conduttori degli stessi considerati quasi come il male assoluto, sono in realtà quelli più copiati, perché bene o male in un piattume generale risvegliano il divertimento che non pretende di educare o di insegnare, ma semplicemente dà un nome a quello che promette: popolare.

E’ troppo facile attaccare quando poi si copiano gli ospiti, si copiano i servizi e tutti per un solo scopo, quello dello share.Tutto questo parlando indipendentemente dalle dinamiche che ci sono dietro le quinte, capitolo questo su cui si potrebbero versare fiumi d’inchiostro, semplicemente osservando quello che un telespettatore che accende la televisione vede. Bisognerebbe, prima di aprire bocca e giudicare, imparare a dare un nome alle cose, non vestirsi da intellettuali quando poi lo scopo è quello di portare a casa consensi. Troppo spesso il pubblico viene considerato incapace di scegliere quando invece sa farlo benissimo senza imboccate, critiche e pettegolezzi. Forse c’è bisogno di più coerenza e un bagno di umiltà e soprattutto di dare un nome alle cose che si fanno, cercando di guardare il proprio orto non quello del vicino.

Quindi perché non prendere esempio da Alfonso Signorini e ammettere che si vive meglio quando non si fa la guerra. Preferire un buon rapporto piuttosto che sterili affermazioni che non fanno altro che montare ancora di più le fazioni in rete dove tutto viene ripreso e amplificato. La responsabilità di un conduttore è quella prima di tutto di dare il buon esempio ma anche di esserlo, non di pregare bene e razzolare male, per quello c’è già la politica.

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