Dal mondo della moda a quello dello sport, la carriera di Michele Fratini è stata un viaggio straordinario fatto di successi, sfide e cambi di rotta inaspettati. Dopo aver calcato le passerelle dei più grandi stilisti, ha deciso di dedicarsi ad una attività che lo aveva appassionato fin dai primi passi, ovvero la disciplina del gioco calcio, trovando una nuova vocazione: all’inizio come vice allenatore per i piccoli, in qualità di addetto alla tecnica individuale, poi come Manager. In questa intervista ci racconta in esclusiva il suo percorso, dagli inizi come indossatore fino a diventare Top Model.

Come ti sei avvicinato al mondo della moda?
Mi avvicinai al mondo della moda in adolescenza, molte ragazze mi ritenevano piacente, esteticamente un tipo particolarmente interessante, non perfetto nei lineamenti, ma con una bellezza mediterranea. A loro dire avevo la struttura giusta/adatta. Così decisi di presentarmi in una nota agenzia di Milano.
Quali sono stati i tuoi primi lavori nel settore?
Dopo essere stato scelto dall’agenzia milanese, iniziai a lavorare per diversi brand e a posare per servizi fotografici. Ben presto arrivarono le prime opportunità importanti.
Per chi hai sfilato?
Ho avuto l’onore di sfilare per alcuni dei più prestigiosi stilisti al mondo: Versace, Romeo Gigli, Missoni, Trussardi, Calvin Klein ed il grandissimo Giorgio Armani.

Nel 1997, all’età di 24 anni, sei stato considerato il terzo Top Model tra i cinque più noti a livello mondiale. Come hai vissuto quel momento?
È stata un’esperienza incredibile. All’epoca il mondo della moda era dominato da pochissimi nomi maschili, e ritrovarmi tra i primi cinque Top Model al mondo fu un onore e un’enorme soddisfazione. Il mio nome d’arte era “CHRISTOPHER”, e con quel nome ho lavorato per i più grandi brand internazionali. Era un periodo di grande esposizione mediatica, con shooting e sfilate in tutto il mondo.
Hai fatto anche l’attore e girato innumerevoli fotoromanzi, un tempo fiore all’occhiello di tanti personaggi. Come è avvenuto questo passaggio?
Il passaggio ai fotoromanzi è avvenuto in modo naturale. Grazie alla mia esperienza nel mondo della moda, mi proposero di recitare in diversi fotoromanzi, un genere molto popolare all’epoca. Fu un’esperienza interessante, che mi permise di esplorare un nuovo lato della mia carriera.
Ci racconti qualche aneddoto di quel periodo?
C’è un particolare della mia vita che mi ha segnato profondamente. Fin dalla tenera età amavo il calcio e, a detta di molti, ero anche promettente. Tuttavia, una visita medica accurata all’età di 15 anni rivelò una patologia cardiaca che mi costrinse ad abbandonare il mio sogno: il calcio. Fu un colpo tremendo per me. Ogni domenica andavo a vedere i miei ex compagni di squadra e, puntualmente, versavo lacrime per il sogno infranto.

Come hai affrontato quel periodo difficile?
Poco dopo, purtroppo, persi anche mia madre, Bernardina, che morì a soli 45 anni per problemi cardiaci. Fu un periodo molto difficile, ma poco dopo si aprì per me la porta della moda. Durante le estati, inoltre, lavorai nei villaggi turistici Valtur come animatore, un’esperienza bellissima che mi permise di stare a contatto con la gente e mi aiutò a distrarmi dalle disgrazie vissute. All’epoca nei villaggi Valtur facevano parte dello staff personaggi come Fiorello, Teo Mammuccari, Maurizio Zamboni (Cipollino), Beppe Quintale e molti altri.
Poi c’è stato il passaggio allo sport. Sei uno sportivo? Che sport praticavi o pratichi?
Arrivai a 29 anni consapevole che la moda e i fotoromanzi stavano lasciando il posto a nuove sfide. Tornato nella mia Firenze, sentii il forte desiderio di riavvicinarmi al calcio, la mia passione di sempre. Con una nuova maturità e consapevolezza, decisi di provare a diventare allenatore, partendo dai più piccoli. Ho poi avuto la grande fortuna, l’immenso piacere e l’Onore di conoscere, collaborare, affiancare e contemplare questo bellissimo sport chiamato calcio con una figura tutt’oggi per me importantissima: quella di FURIO VALCAREGGI (uno dei figli di Ferruccio Valcareggi, ex ct della Nazionale).
Qual è stato il momento più significativo della tua transizione dalla moda al calcio?
Il momento più significativo è stato quando ho deciso di tornare a Firenze e dedicarmi nuovamente alla mia passione di sempre, il calcio. Dopo anni nel mondo della moda e dei fotoromanzi, sentii il bisogno di un cambiamento. Grazie al supporto di persone come Ilario Saturni e Renzo Abbrevi, ho avuto l’opportunità di iniziare come allenatore e, successivamente, di intraprendere un percorso manageriale che mi ha portato fino alla FIGC. È stata una rinascita professionale e personale, che mi ha permesso di realizzare un sogno in una forma diversa da quella che avevo immaginato da ragazzo.

Come hai iniziato la tua carriera nel mondo del calcio?
Mi rivolsi a uno dei miei ex Direttori Sportivi, il signor Ilario Saturni, che insieme al Presidente dello Sporting Arno, Sergio Niccolai, mi inserì come secondo allenatore affiancando Renzo Abbrevi, che oggi è ancora un caro amico.
Cosa ti ha spinto a intraprendere un ruolo manageriale?
Fu proprio Renzo a suggerirmi di esplorare un altro ruolo nel mondo del calcio: quello di Manager. Dopo pochi anni, mio padre Marco mi organizzò un incontro con una persona speciale, che diventò per me una sorta di padre sportivo: Innocenzo Mazzini. Grazie a lui ebbi l’opportunità di lavorare accanto a una leggenda della mia città, Firenze: il CAMPIONE DEL MONDO DEL 1982, GIANCARLO ANTOGNONI, una vera leggenda ed un amico fraterno per me.

Qual è stata la tua esperienza con la FIGC?
Con Giancarlo ho imparato moltissimo, è stato ed è tutt’oggi un esempio di stile e fair play. Abbiamo collaborato per diversi anni presso l’ufficio scouting della F.I.G.C. al Centro Tecnico Federale di Coverciano, occupandoci della selezione delle nazionali giovanili dall’Under 15 all’Under 19. Facevamo parte di un team di collaboratori di altissimo livello: Mario Mereghetti per il Nord Italia, Diego Giannattasio per il Centro Italia e Vincenzo Leccese per il Sud Italia.
Alla fine, il calcio è tornato nella tua vita in un’altra forma. Come vedi oggi il tuo percorso?
Il calcio, che un tempo sembrava essermi stato tolto, alla fine è tornato nella mia vita in una forma diversa ma altrettanto appassionante. Oggi posso dire di aver vissuto esperienze straordinarie, dalla moda allo sport, e di aver trasformato le difficoltà in nuove opportunità.